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mercoledì 15 agosto 2012

DIARIO DI UN FERRAGOSTO SICILIANO




...Alla fine si è risolto tutto in una gran mangiata, di quelle tipiche che si fanno solo qui da noi, in cui il culto del cibo viene prima di ogni cosa.

L'ambiente era tipico. Una costruzione rustica persa in una campagna assolata, che con presunzione si definiva "agriturismo".
Ampie tettoie di legno coprivano i tavoli all'aperto sui quali ventilatori a pale muovevano l'aria immobile funestata da vespe, api, strane specie di libellule dalle nere ali eleganti, ma nessuna mosca.

Lunghe tavolate assiepate di gente alla buona, vociante, chiassosa all'inverosimile.
Uomini con i grassi ventri prominenti e l'aspetto sudato, rustiche donne dai seni gonfi adornati di collane di poco prezzo, le tozze mani inanellate all'inverosimile  e bambini, nugoli di bambini di ogni età, assiepati come mosche, rumorosi e nervosi per il caldo, si davano da fare ingordi, sugli innumerevoli antipasti che solerti camerieri dall'espressione ottusamente indifferente, si affrettavano a portare a getto continuo, insieme alle caraffe di vino rosso che si svuotavano l'una dopo l'altra.

Anche noi, affamati per l'attesa ci siamo buttati su quegli antipasti come lupi, riempiendo il piatto di ogni ben di Dio.
Non finirò mai di stupirmi per l'inventiva e la creatività della cucina siciliana.
Tutte quelle salsine, quei sottaceti, le melanzane alla parmigiana la caponata, le polpettine in agrodolce, tutto dal gusto zuccheroso e denso quasi lussurioso.
Il formaggio fritto, la ricotta infornata...il pane croccante...mangiare è come fare l'amore, un'immersione totale nella sensualità di sapori quasi carnali, dal gusto forte come questa terra che si ama o si odia senza mezze misure.

Sempre più sazi, continuavamo a riempirci di cibo, per il solo piacere del palato, accaldati per il caldo feroce e il vino rosso.
Le palpebre sempre più pesanti come le battute, quasi irridenti contro i vicini di tavolo, contro la volgarità nella quale eravamo immersi, in un assurdo e inconscio desiderio di litigare e sciogliere così la tensione che in un modo subdolo andava accumulandosi...



Quando sono tornata a casa, ero distrutta. pregna quasi fossi incinta.
Mi sono buttata sul letto, cadendo subito in un sonno piombigno.
Mi sono svegliata che era già sera, con un sapore amaro in bocca e un senso di inutilità totale e disarmante.

Una doccia veloce e siamo usciti.
Fuori la stessa folla annoiata che riempiva le strade e le piazze alla ricerca di un divertimento impossibile.

Intanto scendeva la sera, come una cortina pesante e un pò sudicia.
Nel cielo notturno i giochi d'artificio disegnavano tempeste di luce colorata che poi scendevano a spegnersi sul mare, perdendosi fra la schiuma delle onde.
Vedevo tutta quella gente fra cui io, con i nasi all'insù a rincorrere sogni più o meno banali fra quelle faville colorate.
Piccole vite a perdere in un modo o nell'altro, ognuno con il suo personale angelo della morte appollaiato sulle spalle invisibile e muto e mi prendeva alla gola il senso di un'inutilità totale e ineluttabile e mi sembrava di perdermici dentro come in un turbinio invincibile e denso...

1 commento:

  1. Complimenti mi pisce come sai descrivere il reale. Ti ammiro

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