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domenica 26 agosto 2012

HO FATTO UN SOGNO



Questa notte ho fatto un sogno. Mi trovavo in una casa di campagna con i muri intonacati a calce, la cucina enorme con le stoviglie di rame appese sul muro e il tavolo di legno grezzo, circondato da sedie con la seduta di paglia.

Al tavolo c’era seduto un uomo, bruno, aspetto da intellettuale, sguardo sornione e parlantina sciolta.

Uno scrittore? Forse. O un giornalista, comunque noto. Uno di quelli sempre presenti nei salotti che contano. Uno con le conoscenze giuste. Gran figlio di buona mamma comunque. Lo si sente subito come se avesse intorno l’aura del figlio di puttana.

Uno di quelli che ti promettono raccomandazioni di quelle che pesano ed è proprio quello che mi aspetto da lui: una raccomandazione per poter scrivere in un giornale come giornalista.

L’aspetto gratificante di certi sogni è che in essi tutto è possibile e perciò io non sono più una casalinga, poniamo di Tor Vergata con figlio isterico e marito a carico, ma una professionista della macchina da scrivere che ha buone possibilità di arrivare anche se tramite una raccomandazione.

Perché è ovvio che anche i sogni risentono della realtà e così dalle raccomandazioni non si può prescindere, pure quando si dorme. Se avessi potuto, da questo sogno non mi sarei mai svegliata.

Mi ci sarei accampata in eterno, tanta era la serenità che provavo. Una calma piacevole e dolce, la consapevolezza profonda di aver raggiunto l’unico posto dovevo volevo essere, padrona di me e della mia vita.

Niente più panni da lavare, o cibo con cui nutrire idrovore a cui non basta niente. E poi niente strilli isterici, capricci, provocazioni di figli in crisi di preadolescenza che con i tempi che corrono, rischi di dover sopportare fino alla morte tua, o loro, chissà, sopravvivrà il più forte!

Niente marito infantilmente adagiato in un puerilità ritardata nel quale ti confonde con sua madre e che come con una madre, si aspetta che tu risolva ogni problema, lasciando a lui l’unico onere di riscaldarti il letto e neanche tanto spesso. Un marito che ovviamente si aspetta che tu abbia un orgasmo a lavare le sue mutande o a stirargli le camice e “perdio, ma sei sempre nervosa tu!”non capisce che tu ti possa sentire trascurata o insoddisfatta, ma in ogni caso che non ti salti in mente di rompergli i coglioni, quando spremuto sul divano guarda rapito i mondiali di calcio e soprattutto che non ti venga in mente di fargli discorsi esistenziali, che altrimenti rovescia gli occhi al cielo, e

 “ Ma guarda che camurrìa doveva capitarmi con questa!”

Invece nei sogni gli uomini sono simpatici, affettuosi, non gli puzzano le ascelle e soprattutto non dormono con la bocca aperta ronfando come un trattore.

Magari hanno quell’aria un po’ così e quegli occhi dolci che ti guardano facendoti sentire una regina. In effetti bisogna dire anche che nei sogni anche noi donne torniamo ad essere la reginetta dell’ultimo anno di liceo con venti chili di meno e gli occhi brillanti che non scompaiono in occhiaie profonde come il Gran Canyon. Ma questi ovviamente sono dettagli. E non mi si venga a dire che da quando ci siamo sposati ho messo via le camice di seta per sostituirle con i pigiamoni di pail che mi fanno sembrare l’omino della Michlin. Anche tu marito mio dormi con la canottiera infilata nei boxer, il massimo della libidine credimi. E quando mi tocchi fai la sintesi della sintesi del Kamasutra, nel senso che prendi la prima scorciatoia e via.

Mettiamola così: è il matrimonio che è una gran camurria perché ti costringe a vedere il grande amore della tua vita quando apre gli occhi la mattina e ha un alito che stenderebbe Superman.

Per non parlare poi dei figli! Quando nascono ti assorbono totalmente con poppate, cacchette e pannolini, strilli, e poi il ruttino e poi le colichette e poi ancora strilli che alla sera se non li hai prima buttati dalla finestra assomigli ad uno zomby dei film di Dario Argento. E poi quando crescono: “ Mamma mi hai stirato la camicia, mamma non rompermi coglioni, mamma di qui mamma di li, mamma comunque e fino ad ottanta anni te li vedi girare per la casa annoiati e scontenti. E mai qualcuno che se li pigli! Non si sposano più i furbi! Eccerto stanno così comodi! E anche se si sposano, non ti liberi, ti cresce solo la famiglia. Due al prezzo di uno, e se ti va male anche tre. Aiuto! Fermate il mondo, voglio scendere!

Ecco perché dormirei per l’eternità. Quando chiudo gli occhi aspetto di vedere lo spettacolo in tecnicolor dei miei desideri che diventano reali, e mi sembra quasi di poterli toccare.

E se la morte fosse in fondo proprio questo? Un lungo incantevole sogno dove si avverino i nostri desideri più profondi, senza noia, senza delusioni, senza tristezza. Col sorriso sulle labbra e quel senso di godimento assoluto e invincibile che per un istante annulla qualunque altra sensazione, dandoti l'impressione di fermare il tempo su un istante perfetto?

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