La vita non ha senso. Anzi è la vita che ci da un senso.
Sempre che la lasciamo parlare. Dobbiamo ascoltarla la vita. (Alda Merini)
Oggi sarebbe stato il compleanno di mia madre. Avrebbe compiuto 89 anni...Ma anche la vita più lunga è un soffio di vento sulla superficie impassibile del tempo.
Dicono che chi sta per morire lo sappia, e comunque lo senta e lasci piccoli segnali
intorno a se per non lasciare i suoi cari impreparati, se solo loro volessero
vederli…
Ma non lo vogliono. Nessuno vuole mai accorgersi che la
morte è lì nella stanza e sussurra negli orecchi col suo alito gelido.
Chissà mia madre che pensava e che sentiva nei suoi ultimi
giorni.
Si era perfino dimenticata il mio nome, aveva smarrito tutti
i ricordi e la vita era per lei oramai solo un insieme di momenti sospesi sul nulla.
Forse per questo non le dispiaceva di lasciarla, la vita, anzi
ne era contenta nel tormento umiliante delle sue giornate, immerse nel grigiore
della cecità e nell’immobilismo delle sue gambe inutili.
L’aveva attraversata, la vita, in punta di piedi,
sconosciuta a se stessa e agli altri, immagine di donna di altri tempi, appena
scalfita dalla storia, e così non la rimpiangeva, la vita, come non si
rimpiange ciò che non si è mai conosciuto.
Negli ultimi tempi diceva spesso che non capiva come avesse
potuto vivere così a lungo, e non lo capiva davvero, incredula di fronte
all’incredibile tenacia della Vita, aggrappata alle sue vecchie ossa
rattrappite, nascosta dietro l’opacità cerulea dei suoi occhi lacrimosi.
Io stessa non riuscivo ad immaginare in lei la donna che era
stata durante gli anni della sua lontanissima giovinezza, se non ci fossero
state a testimoniarlo, antiche foto color seppia nelle quali splendeva con
quella sua bellezza eterea e dolce che io non ho ereditato e che il tempo e lei
stessa si incaricarono di distruggere nei lunghi anni di una vecchiaia
implacabile.
Non l’ho mai conosciuta davvero, tanto era riservato il suo
carattere e i suoi pensieri nascosti al mondo e forse perfino a se stessa. Il
suo mistero l’ha portato con se così come il suono della sua voce elegante e
misurata, dolce nel suono e nelle parole.
Fra
le vecchie foto che possiedo, ce n’è una che mi piace guardare. Ecco una grande
tavolata: a capo tavola i miei nonni, ripresi nella loro fiorente e ancora
vigorosa maturità, affianco a loro lo zio, le zie con i loro giovani mariti,
poi ancora mio padre con la sua bellezza scura e sfacciata di ragazzo poco più
che ventenne, e mia madre rigogliosa e bella, che ride…
Mai
ho visto ridere mia madre, così di gusto come fa in quella foto. Nei miei
ricordi non c’è quella luce che le brilla negli occhi, né quelle fossette
maliziose che le adornano le guance.
Tutti quegli occhi
che guardano verso l’obiettivo e che mi guardano, sono così allegri e pieni
delle promesse e le speranze, che la vita non ha ancora spazzato via. Eccoli
tutti insieme, vivi e morti, immobilizzati per sempre in un momento felice.
Così voglio ricordarla, mia madre, un sorriso dolce sulle
labbra socchiuse. Ti voglio bene mamma, buon compleanno.
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