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venerdì 12 ottobre 2012

MIA MADRE


La vita non ha senso. Anzi è la vita che ci da un senso. Sempre che la lasciamo parlare. Dobbiamo ascoltarla la vita. (Alda Merini)

Oggi sarebbe stato il compleanno di mia madre. Avrebbe compiuto 89 anni...Ma anche la vita più lunga è un soffio di vento sulla superficie impassibile del tempo.

Dicono che chi sta per morire lo sappia,  e comunque lo senta e lasci piccoli segnali intorno a se per non lasciare i suoi cari impreparati, se solo loro volessero vederli…
Ma non lo vogliono. Nessuno vuole mai accorgersi che la morte è lì nella stanza e sussurra negli orecchi col suo alito gelido.
Chissà mia madre che pensava e che sentiva nei suoi ultimi giorni.
Si era perfino dimenticata il mio nome, aveva smarrito tutti i ricordi e la vita era per lei oramai solo un insieme di momenti  sospesi sul nulla.
Forse per questo non le dispiaceva di lasciarla, la vita, anzi ne era contenta nel tormento umiliante delle sue giornate, immerse nel grigiore della cecità e nell’immobilismo delle sue gambe inutili.
L’aveva attraversata, la vita, in punta di piedi, sconosciuta a se stessa e agli altri, immagine di donna di altri tempi, appena scalfita dalla storia, e così non la rimpiangeva, la vita, come non si rimpiange ciò che non si è mai conosciuto.
Negli ultimi tempi diceva spesso che non capiva come avesse potuto vivere così a lungo, e non lo capiva davvero, incredula di fronte all’incredibile tenacia della Vita, aggrappata alle sue vecchie ossa rattrappite, nascosta dietro l’opacità cerulea dei suoi occhi lacrimosi.
Io stessa non riuscivo ad immaginare in lei la donna che era stata durante gli anni della sua lontanissima giovinezza, se non ci fossero state a testimoniarlo, antiche foto color seppia nelle quali splendeva con quella sua bellezza eterea e dolce che io non ho ereditato e che il tempo e lei stessa si incaricarono di distruggere nei lunghi anni di una vecchiaia implacabile.
Non l’ho mai conosciuta davvero, tanto era riservato il suo carattere e i suoi pensieri nascosti al mondo e forse perfino a se stessa. Il suo mistero l’ha portato con se così come il suono della sua voce elegante e misurata, dolce nel suono e nelle parole.
Fra le vecchie foto che possiedo, ce n’è una che mi piace guardare. Ecco una grande tavolata: a capo tavola i miei nonni, ripresi nella loro fiorente e ancora vigorosa maturità, affianco a loro lo zio, le zie con i loro giovani mariti, poi ancora mio padre con la sua bellezza scura e sfacciata di ragazzo poco più che ventenne, e mia madre rigogliosa e bella, che ride…
Mai ho visto ridere mia madre, così di gusto come fa in quella foto. Nei miei ricordi non c’è quella luce che le brilla negli occhi, né quelle fossette maliziose che le adornano le guance.
Tutti quegli occhi che guardano verso l’obiettivo e che mi guardano, sono così allegri e pieni delle promesse e le speranze, che la vita non ha ancora spazzato via. Eccoli tutti insieme, vivi e morti, immobilizzati per sempre in un momento felice.

Così voglio ricordarla, mia madre, un sorriso dolce sulle labbra socchiuse. Ti voglio bene mamma, buon compleanno.


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