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lunedì 26 aprile 2010

CHE POI E’ LA STESSA COSA




Se avevi voglia di leggere. Rifletti.
Ci sarà pure qualche cosa di meglio da fare che fissare lo sguardo su tante letterine allineate come soldatini all’alza bandiera.
Sicuramente in tv faranno un reality, una soap opera, un dibattito di politica che è poi la stessa cosa. Magari potresti uscire a prendere un caffè con gli amici parlando di calcio o di donne o semplicemente di niente che è poi la stessa cosa.
Tanto ringiovanire non ringiovanisci quanto al pensare, chi te lo fa fare.
Il cervello deve essere solo un utile contrappeso per tener l’equilibrio in questo mondo bislacco che nessuno riesce a capire.
A parte i politici e i vescovi.
Anzi soprattutto i vescovi.
Loro SANNO. Hanno la linea diretta con i “Piani alti” di conseguenza hanno la risposta a tutto e se tu la pensi diversamente sei un pervertito peccatore e miscredente, rovina dell’umanità.
Vedi? Già comincia a incazzarti! E dopo sarà anche peggio…Meglio essere invisibili.
In effetti lo siamo tutti, invisibili, solo che non lo sappiamo. Ce ne andiamo in giro col nostro suv nuovo di zecca, tronfi come tacchini nel periodo degli amori e siamo convinti che gli altri ci vedano e dicano, ma guarda un po’ quel dritto, si è fatto il suv e magari schiattano di invidia.
Ma gli altri non vedono NOI, vedono solo il suv.
Siamo invisibili noi, le nostre paure, le nostre gioie, il nostro dolore, la vita che scappa come se avesse il diavolo alle calcagna.
Gli altri questo non lo vedono. Vedono il suv e magari i nostri vestiti firmati, ma non quello che c’è dentro. E così ci aggiriamo in un mondo pieno di abiti firmati che vanno in giro da soli, macchine lussuose usate solo per andare al tabacchino a prendere le sigarette, borse griffate e pellicce che a malapena contengono vuoti a perdere…Ci sarebbe da fare un calcolo statistico, giusto per curiosità, per vedere quanti di questi “involucri ambulanti” vedranno l’alba del giorno dopo, o di una settimana, un mese un anno dopo.
Qualcuno dirà: “ Se l’è portato via un brutto male…o un incidente o un colpo subitaneo e imprevedibile…” Però ha lasciato i vestiti firmati, il suv, magari i debiti. E quelli si che non sono invisibili! Tu caro lettore dirai:” E tu allora?” Io pure è ovvio.
Penserai blandamente che sono un relitto , un fossile vivo, un pollone laterale non potato per un abbiocco imprevisto della selezione naturale. Uno sbaglio insomma. Ma se almeno lo sbaglio servisse a qualcosa, a scovare tartufi per esempio, o a inventare profumi, e invece no, ho scelto altre strade e non serve a niente. Quasi a niente.
A maggio da ragazzina avevo già una gran voglia che finissero le scuole. In casa le tapparelle rimanevano abbassate, perché il sole era troppo forte e accecava. Una fessura incandescente attraversava la penombra della stanza. Sul filo di quella luce arrivavano i rumori da fuori e si poteva immaginare quello che stava accadendo in strada. Ogni più piccolo rumore mi distraeva dal quaderno dei compiti. Erano solo passi però, i passi di mia madre che si affaccendava per nulla, in cucina. Se avessi udito la voce di un solo bambino non avrei resistito e sarei fuggita dai libri per correre a giocare. Ma era troppo presto: stavano ancora tutti nelle loro case, appena finito di mangiare.
E poi tanto mia madre non mi ci mandava. Diceva che imparavo il dialetto e a lei non piaceva.
E che c’entra? Dirai tu? C’entra perché poi quando l’estate arrivava e le scuole chiudevano, io mi annoiavo a morte in quelle lunghe giornate interminabili. Sola nella mia stanza immaginavo il luminoso futuro che mi attendeva. Immaginavo che sarei scappata un giorno da quelle quattro case aggrappate al fianco sfatto di una colina, incontro a qualcosa che non sapevo cosa, ma che mi avrebbe salvata…Salvata? E da cosa dirai tu. Da un mondo pieno di reality ( che allora non c’erano ma fa lo stesso) soap opere ( idem come sopra) abiti griffati ( quelli esistevano ma erano pochi bisognava acquistarli in città lontane che ci voleva mezza giornata di corriera) e i suv allora neanche esistevano, ma solo 127 sgangherate, cinquecento dal motore con la raucedine e la mercedes l’aveva solo il medico condotto.
E c’era pure quella ragazza lì che al corteggiatore di turno gli chiedeva: “ Ce l’hai la macchina?” Se no, non ci si metteva. Non so che fine abbia fatto quella ragazza. Magari è ora un vuoto a perdere imprigionato nelle sue rughe, magari ha un marito con il suv, oppure neanche quello. Magari anche lei se l’è portata via qualcosa, oppure è rimasta che è poi la stessa cosa.
In tv qualcuno ti dice che siamo all’alba di un mondo nuovo, oppure che il mondo sta per finire, l’effetto serra, i talebani, la crisi globale… c’è sempre qualcuno che crede di avere qualcosa da dire e si arrabatta, si sgola ma finiamo tutti a mangiare la terra prima o poi.
Ci dovresti pensare caro lettore.
Magari hai un figlio spalmato sul divano, la testa vuota, o piena di pensieri, che poi è la stessa cosa, perché è una testa chiusa, dalla quale le parole non escono imbrigliate nei denti. Un figlio che se fosse un marziano sarebbe lo stesso per come lo capisci, per come lui non vuole farsi capire. Prigioniero di se stesso come tu lo sei dei suoi capricci delle sue assurde pretese, della sua aggressività incomprensibile come un temporale nel mezzo di una giornata di sole. E il suo dolore e il tuo sono binari paralleli che mai si incontreranno e allora meglio andare a prendere un caffè con i soliti amici al bar a parlare di niente o di tutto che poi è la stessa cosa, che le parole servono solo a dare aria ai denti. Lo vedi che ti incazzi? Vuoi per forza che in queste poche righe io ti dica qualcosa di sensato, qualcosa che valga la pena del tempo sprecato per leggere. Magari hai la tentazione di fare altro, tanto “questa chissà dove vuole andare a parare”. Vero! Come tua moglie che ti vuole lasciare e tu dici ma guarda questo pezzo di carretto, vuole lasciare ME! Ma come si permette sta stronza, ora io vedi che gli combino. Neanche le mutande le lascio. La butto fuori di casa, le tolgo tutto, tutto…
Ma tutto glielo avevi già tolto, quando neanche la guardavi chiuso nei tuoi silenzi, protetto dietro ai fogli sgualciti di un giornale, al sicuro dalla sua rabbia, dalle sue inutili recriminazioni. Lei era come un soprammobile lasciato a impolverarsi su un mobile, ma c’era ed era un soprammobile che lavava, stirava, cucinava, familiare come la tua poltrona preferita. Ma ora che vuole lasciarti è una stronza e puttana e tutto il tempo passato insieme nel bene e nel male è oramai soltanto un sacco pieno di spazzatura da seppellire nella prima discarica che trovi.
Tu si che sei un vero uomo. Ti sei trovato il migliore avvocato sulla piazza oppure un imbecille con la laurea che fa una causa all’anno, che poi è lo stesso perché tanto hai trovato gli amici degli amici che una mano te la danno quando ci vuole. Un favore non si può negare a chi te ne ha fatti tanti. E tu ne hai fatti vero? Come una catena di Sant’Antonio quelli che hai favorito ti porteranno alla persona giusta… che sistemerà le cose e la stronza sarà sistemata una volta per tutte.
Questo si che ti fa sentire meglio. E fanculo tutto il resto.
Lo so. Lo so che non ti piace che qualcuno ti ricordi queste cose. E’ sgradevole e poi chi lo dice? Una che si ciulla con le parole per non dire nulla alla fin fine. E tu scemo che hai perso tutto sto tempo a leggere. I libri sono una cosa superata, un inutile spreco di carta, un insulto alla natura, alberi distrutti per fare la carta, un intero bosco…quasi come quello che hai fatto radere al suolo per costruire quel mega centro commerciale che ti farà guadagnare un mare di “piccioli”, tolte le spese ovviamente, anche quelle…
Quelle che sono servite per oliare certi “ingranaggi”.
In Italia si sa funziona così, è solo questione di “olio” e di “ingranaggi giusti.
E comunque un centro commerciale è sempre più utile di molti libri idioti. Molto meglio “Tutto sport” se uno si vuole rilassare. Oppure una partita alle stecche con i soliti amici, per ore ed ore che intanto la terra può aspettare e anche la vita che poi è lo stesso….

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